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30/11/2023

I nuovi fattori di crescita

Al centro dell'odierna intervista rilasciata dal presidente CNGeGL Maurizio Savoncelli - e riportata dal quotidiano economico - finanziario ITALIA OGGI in edicola questa mattina – vengono delineati i temi al centro del dibattito dell’edizione 2023 di Valore Geometra


Dato un problema, si trovi la soluzione: questa, in estrema sintesi, la formula dell’edizione 2023 di Valore Geometra, il convegno nazionale rivolto alla dirigenza territoriale della categoria dei geometri, organizzato a Roma nei giorni 14 e 15 novembre scorsi dal Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati, dalla Cassa Geometri e dalla Fondazione Geometri Italiani. 

Fedele al format originario, l’evento si è svolto in due sessioni: la prima, a cura del Consiglio Nazionale, intitolata “Transizione eco-digitale: per un nuovo boom economico”, con focus su cambiamento climatico, calo demografico e intelligenza artificiale quali fattori destinati ad incidere profondamente sulle dinamiche di crescita e sviluppo della categoria dei geometri, soprattutto in termini di qualità, efficacia e valore socio-economico della prestazione professionale; la seconda, a cura della Cassa Geometri, intitolata “Crescita³: obiettivi generazionali, reddituali e di conoscenza”, con focus sull’attuale “stato di salute” dei geometri liberi professionisti e corollari di varia natura: linguaggi (e desiderata) della GenZ, intelligenza artificiale, metaverso.

Con il presidente CNGeGL Maurizio Savoncelli facciamo il punto sugli aspetti più significativi della sua intervista di apertura del palinsesto realizzato dal Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati, utili a conferire ulteriore e maggiore nitidezza alla mission e alla vision di una professione che, in un’epoca di sfide inattese ancor più che imprevedibili, è tornata ad essere attrattiva per i giovani, come dimostrano i dati in crescita costante da un triennio degli iscritti al primo anno dell’istituto tecnico, settore tecnologico CAT, Costruzione Ambiente e Territorio: oltre 11.200 nell’anno scolastico 2023/2024, con un incremento che sfiora il 10% rispetto all’anno precedente.

Presidente Maurizio Savoncelli, riprendendo la “formula” utilizzata in apertura, in relazione ai problemi di non poco conto che avete posto all’attenzione della platea sul tema del cambiamento climatico, sono emerse numerose indicazioni in termini di progettualità a carico della Categoria: proviamo a sintetizzarle, seguendo la narrazione suggerita dal titolo del suo intervento nel talk tematico: “Tutela dell’aria, dell’acqua, del suolo: l’attualità di una vocazione antica”.
Una delle conseguenze più evidenti del cambiamento climatico è l’inquinamento atmosferico, causato in gran parte dalla quota residenziale, e segnatamente  dai sistemi di riscaldamento: intervenire in questo ambito è quindi fondamentale per ridurre le emissioni di CO2 e il livello del riscaldamento globale, nel rispetto degli impegni assunti a livello internazionale (PNRR, Green Deal UE, PNIEC), utilizzando principalmente le leve dell’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare energivoro (perché vetusto), che “obbliga” i professionisti tecnici a misurarsi (e formarsi) con il tema delle energie rinnovabili, con corollari interessanti quali le comunità energetiche rinnovabili (CER). Il tutto senza trascurare buone prassi quali la forestazione urbana, i processi di depurazione botanica, la costruzione di “pareti verdi”, il cosiddetto urbanismo tattico. 

Analoga attenzione suggerisce di riservare alla tutela dell’acqua, che ha indicato come la principale chiave di lettura per capire le conseguenze del riscaldamento globale.
È così: prova ne sia l’intensificarsi di periodi particolarmente lunghi di precipitazioni e siccità. Un enorme problema a livello planetario che in Italia è particolarmente sentito: nel 2022 i danni all’agricoltura causati dalla siccità ammontano a 6 miliardi di euro e, nonostante l’incremento di circa 10 mila ettari coltivati, sono diminuite le produzioni di grano, olio di oliva, pomodoro. Il problema, come noto, non è la mancanza di acqua (l’Italia è il paese europeo con maggiori risorse idriche), quanto l’enorme spreco (pubblico e privato) e l’incapacità di trattenere l’acqua piovana. Nel breve periodo, occorre mitigare i danni favorendo la costruzione di invasi, riprogettare i canali di irrigazione privilegiando quelli “intelligenti”, riprogrammare le coltivazioni in base alle risorse idriche disponibili; nel lungo periodo, modificare alcune “abitudini” ormai impraticabili, come ad esempio attingere alla rete di acqua potabile per usi agricoli. Ma il termine “acqua” rimanda anche a quella del mare, e principalmente del Mediterraneo: salvaguardarne gli ecosistemi (messi anch’essi a dura prova dai cambiamenti climatici  che causano l’innalzamento delle temperature e l’acidificazione delle acque, fenomeni che si sommano alla progressiva cementificazione delle coste, a livelli di pesca insostenibili, alla presenza massiccia di rifiuti di plastica) è fondamentale, dal momento che la cosiddetta “economia blu” è uno degli assi portanti per la crescita italiana. Anche in questo caso, nel breve periodo occorre avviare un piano di ripristino e restauro del capitale naturale perso negli ultimi 70 anni, e quindi: bonifica di aree contaminate, recupero e manutenzione dell’ambiente marino, depurazione delle acque. 

Infine, il suolo: la disastrosa alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna lo scorso maggio deve molto al combinato disposto tra le piogge incessanti dei giorni precedenti ed un livello di antropizzazione che, nel 2021, era preceduto solo da quello fatto registrare da Lombardia e Veneto. 
E non va certo meglio nel resto d’Italia, dove le eccezioni all’incremento annuale di superficie cementificata sotto il 3% sono ormai la normalità. Tra i tanti interventi finalizzati alla riduzione del rischio idrogeologico, più e più volte sollecitati, quello dettato dalla contingenza è sicuramente la de-impermeabilizzazione del suolo, così da consentirgli di tornare ad assorbire acqua e trattenerla anche in presenza di piogge torrenziali o bombe d’acqua. La vera svolta, tuttavia, può avvenire solo attraverso il recupero del territorio già antropizzato, e intervenendo inoltre sull’apparato infrastrutturale, fortemente ridimensionato e indebolito dagli innumerevoli crolli di ponti, viadotti, strade e cavalcavia che si registrano incessantemente negli ultimi decenni. La necessità del prossimo futuro è recuperare, rigenerare e riqualificare, nel pieno rispetto del territorio: delle sue tradizioni, delle sue esigenze, delle sue peculiarità storiche, morfologiche, sociali e culturali. Potremmo, in tal modo, far tornare a vivere borghi oggi abbandonati (problema enorme, perché viene a mancare un presidio prezioso nella parte di territorio italiano più fragile, quella più esposta ai fenomeni naturali), perseguendo forme di turismo autenticamente sostenibile. 

Gli obiettivi che delinea sono chiari: come è possibile realizzarli?
Adottando una visione sistemica e d’insieme, che faccia da cornice agli ambiti nei quali è urgente e necessario intervenire per assicurare la sostenibilità economica, sociale e ambientale del nostro modello di sviluppo. Una visione che, auspicabilmente, dovrebbe scaturire dal confronto e dalla collaborazione tra i professionisti di area tecnica, depositari di abilità, conoscenze e competenze utili a limitare i danni di quello che in tanti definiscono “uno stato di vulnerabilità permanente”, e la politica, che deve avere la determinazione, il coraggio e l’ambizione di investire al meglio anche le risorse del PNRR.

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