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20/11/2021

Si diventa geometra di successo con impegno, passione e responsabilità

Dopo aver diretto cantieri internazionali, collaborato alla realizzazione di importanti infrastrutture e grandi opere in Francia, Libia, Algeria, Etiopia, Tanzania, Italia e Albania, il geometra Vito De Giovanni traccia il riassunto della sua carriera, un crescendo esemplare che si augura sia fonte d’ispirazione per tanti giovani e futuri tecnici

 

Oggi vive  nel salento, dopo aver viaggiato a lungo e maturato un’esperienza professionale non comune. I passaggi salienti dell'intervista al geometra Vito De Giovanni pubblicata da "Il Nuovo Quotidiano di Puglia" e nella sintesi che proponiamo a seguire.

 

Geometra Vito De Giovanni quali sono state le tappe principali del suo percorso professionale?

Il mio percorso professionale all’estero comincia effettivamente nel 1967 con la partenza per la Libia. Fui assunto dalla L.I.R.C.O. (Libian Roads and Construction) a Bengasi con la qualifica di capo-cava, che comprendeva l’estrazione del materiale calcareo con brillamento mine, impianto di frantumazione, due impianti di materiale bituminoso (Marini e Parker) e l’impianto di conglomerato cementizio “Elba”. Una società che era costituita da C.I.C. di Milano (Compagnia Italia Costruzioni) di Emilio Sordi e Sahad Bugheghis (il ministro libico dei lavori pubblici). Nel 1970 fui assunto da Aldo Salini della Salini Costruttori S.p.a. con la qualifica di capocantiere responsabile dei prefabbricati per il contratto di 22 fogne di Bengasi e topografo per il centro olio Agip a Gialo nel deserto del Sahara Libico. Subito dopo fui assunto sempre a Bengasi dalla S.O.C.E.A. (impresa francese) con la qualifica di capocantiere per il rifacimento dei manti stradali.

 

Dighe, ponti, aeroporti, cave. Quali gli incarichi per lei più importanti?

Sono stati diversi, soprattutto in Africa, ma non solo: direttore dei lavori per la realizzazione del porto D’Owendo (Libreville-Gabon); capocantiere per la correzione dell’aeroporto militare a Sarir, nel deserto libico e capo cava a Tebessa (Algeria); e ancora, responsabile del montaggio, collaudo ed avviamento dell’impianto di frantumazione per la diga di Bumbuna in Sierra Leone, poi supervisore dei lavori per la riabilitazione dei due centri turistico-residenziali Seventy-seven and new safari hotel ad Arusha, in Tanzania; direttore di cantiere per miglioramento delle sedi stradali Doila-Massigui e Doila-Sikasso nel Mali; direttore dei lavori del molo B sul porto di Durazzo (Albania). Nel 2013 sono stato impiegato per funzione direttive polistrutturali (IS) e con la mansione di responsabile dell’impianto di frantumazione Sandwick che doveva produrre 1200 tn/h frantumando alluvionale e basalto per la realizzazione della diga più alta del mondo (243 m) sul fiume Omo in Etiopia (Cantiere Gibe 3), alle dipendenze di Salini Costruttori. In Italia, tra i tanti incarichi, sono stato consulente per la messa a punto per la cava di Basalto di Roma alle dipendenze di Covalca Italiana, poi direttore di cantiere del progetto “S.G. ‘98” di adeguamento della dotazione infrastrutturale per l’insediamento P.M.I. nell’ agglomerato industriale di Gioia Tauro (Rosarno-San Ferdinando) e nel 2000 ho lavorato alla preparazione del sito della cava Covalca per l’esplosione prevista nelle riprese del film “Malena” di Giuseppe Tornatore (e molte altre riprese di vari film con protagonista Marco Berry e i R.I.S. di Roma).

 

Cosa consiglierebbe ai giovani che oggi si avvicinano alla sua professione? 

Ai giovani dico di operare con serietà e spirito di sacrificio, facendo in modo che il cliente abbia fiducia e consapevolezza di essere nelle mani di un professionista che sa il fatto suo. Così arriveranno riconoscenza e ricompensa in tutti i settori, nonché grandi soddisfazioni economiche e sociali. Il lavoro non manca, ma servono ambizione, impegno, passione e responsabilità.

 

QUI l’intervista integrale