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06/04/2023

La casa green

Nel corso dell’intervista rilasciata al portale allnews Idealista, il consigliere CNGeGL Pietro Lucchesi tratta il la direttiva europea sulle case green, sottolineando che “stiamo vivendo una transizione del nostro patrimonio immobiliare e l’adeguamento comunitario richiesto è ben più di una prestazione energetica: ci spinge a una nuova visione dell’edificato”

 

Dopo l’approvazione da parte del Parlamento europeo, la direttiva UE sull’efficientamento energetico degli edifici (Epbd - Energy Performance of Buildings Directive) è al centro dell’attenzione e si attende ora il trilogo, ossia quella fase dei negoziati da cui scaturirà il testo finale e la ridefinizione delle classi di prestazione energetica. A questo proposito, il portale allnews Idealista chiede al consigliere CNGeGL Pietro Lucchesi cosa significhi esattamente casa green e, soprattutto, come raggiungere questo obiettivo? 

Qual è la corrispondenza tra salto di classe energetica e casa green?
“È necessario fare delle premesse essenziali. La direttiva europea prevede che ci sia anche un metodo di calcolo delle classi energetiche. Dovremo vedere, quindi, quale sarà la determinazione della classe energetica e quali saranno gli elementi considerati.
Sappiamo bene le difficoltà che ci sono nel determinare una classe energetica, nel riuscire a considerare le caratteristiche climatiche che spaziano dal Nord Europa al Sud Italia: bisogna valutare le componenti dell’edificio, che sono date, dal contenitore e dagli impianti tecnologici in esso installati; poi, sarà necessario valutare se si passa da una classe energetica G profonda o da una classe energetica G al limite con la F; e bisogna vedere quali sono gli elementi che più influiscono alla determinazione di questo risultato. Attenzione, però, non è solo il fattore energetico e il salto della o delle classi energetica, che generano un edificio del tutto green ma è un concetto molto più ampio”.


Ossia?
“Il superamento della classe energetica lo si può ottenere in diversi modi, agendo sull’involucro edilizio, sugli impianti in esso installati, o intervenendo su entrambi. Aspettiamo la definizione della nuova direttiva Europea e le indicazioni in essa contenute in merito alla determinazione della classe energetica per fare valutazioni appropriate. Solo a titolo indicativo con la normativa attuale il superamento di due o più classi energetiche spesso si ottiene installando un impianto ibrido, accompagnato da un impianto fotovoltaico. Non è detto che questo corrisponda alla migliore applicazione compatibile con l’ambiente e con effetti veramente green”. 

Che cosa significa, quindi, esattamente casa green?
“Può essere definita green la casa compatibile e in equilibrio con l’ambiente in tutti gli elementi che la compongono e che ne determinano la sua sostenibilità; la casa che preserva l’incolumità e la salubrità degli uomini che la abitano e che abitano gli ambienti circostanti e non solo. Ovviamente uno degli elementi è il minor consumo energetico, mentre fra i primi requisiti quello di consumare e disperdere meno. Quindi, si dovrebbe far sì che gli edifici abbiano già di per sé una necessità di energia molto bassa. Si raggiungono così benefici ambientali reali.
Casa green, inoltre, significa metter in atto la migliore sostenibilità ambientale e circolarità di tutti gli elementi che compongono l’edificio per la sua costruzione e la sua decostruzione; implica molte valutazioni ambientali che non si limitano alla sola determinazione di classe energetica. Noi stiamo lavorando proprio su questo: desideriamo far percepire che la prestazione energetica non sempre va a braccetto con la circolarità dell’economia, con la circolarità dell’edificio e con l’ambiente stesso, che è una valutazione ben più complessa”.


A suo avviso, la direttiva europea sull’efficientamento energetico degli edifici rappresenta un’occasione?
“Questa direttiva sicuramente stimolerà il mercato, solleciterà i professionisti e il mondo politico, affinché tutti procedano insieme per raggiungere tali obiettivi e la vera sostenibilità ambientale, partendo da una pianificazione generale, da un pensiero e un approccio urbanistico nuovi, dalle normative edilizie e dagli incentivi; non sarà possibile effettuare questa transizione green senza misure statali o comunitarie, dalla formazione professionale all’evoluzione tecnologica e, non per ultimo, dal senso civico ed ambientale dei cittadini.
Insomma, tutti dovranno adoperarsi per raggiungere gli obiettivi ambientali, ormai non più procrastinabili, a partire dal mondo politico che sarà determinante per questa transizione e per far si che tutti abbiano gli strumenti giusti ed efficaci, a partire da quelli economici. La direttiva punta al risparmio energetico e all’azzeramento delle emissioni: un obiettivo che la nostra categoria ha fatto proprio per far sì che l’edificio venga analizzato nel suo ciclo vita.
I professionisti dovranno consigliare gli interventi grazie ai quali l’edificio venga effettivamente efficientato e possa diventare realmente green. Perché, nella pratica, il salto di classe energetica si può fare sostituendo l’impianto, ma questo non significa aver creato un edificio green e aver messo in atto tutte le migliori operatività per efficientare veramente l’edificio, cosa possibile solamente con una consulenza dedicata da parte dei professionisti iscritti all’albo dei rispettivi Collegi e Ordini professionali”.


Una sfida importante…
“Il cittadino acquisirà certamente una conoscenza e una coscienza maggiori. Il mondo politico dovrà agevolare con incentivi, con provvedimenti, con attenzione, con pianificazione, con digitalizzazione, con le smart city e le smart building. Anche il mondo professionale dovrà imporsi un passaggio, che non sarà solo a livello energetico, ma che dovrà essere ambientale nel suo complesso. Ci aspetta anche una transizione professionale”.

QUI L'intervista su Idealista