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I geometri disegnano il loro futuro

L’identikit professionale del XXI° secolo passa dalla laurea. E’ la sintesi della piattaforma programmatica del Consiglio Nazionale dei Geometri e Geometri Laureati illustrata dal Presidente Maurizio Savoncelli al 45° Congresso Nazionale della Categoria. Ne parla con lui, nel corso di un’intervista, il giornalista del quotidiano economico – finanziario “Italia Oggi”, che pubblica un approfondimento

Si è svolto a Bologna, dal 28 al 30 novembre, il 45° Congresso nazionale della categoria dei geometri: quella che segue è una sintesi della relazione programmatica presentata in apertura dal Presidente del Consiglio Nazionale Maurizio Savoncelli (il testo completo è disponibile sul sito web di evento,  al link https://45congresso.cng.it/relazione-programmatica/). 

Una discussione sul futuro del lavoro Il 45° Congresso Nazionale della categoria dei geometri vuole essere una discussione sul futuro del lavoro, in un contesto caratterizzato da imponenti processi di trasformazione tecnologica. È una discussione che coinvolge tutti: professionisti, economisti, sociologi, cittadini (…) e che divide il pubblico tra “apocalittici ed integrati”, laddove i primi temono un futuro in cui l’automazione distrugge il lavoro e fa crescere la precarietà, mentre i secondi sono convinti che si assisterà ad una rinnovata Rivoluzione industriale, con annessi crescita di lavoro e benessere. Ma è davvero questa la maniera migliore per affrontare la discussione, o quanto meno l’unica?

Tendenze globali fino al 2030 Personalmente sono convinto di no, per un motivo fondamentale: la variabile “lavoro” non dipende esclusivamente dall’innovazione tecnologica, ma da una serie di variabili che fanno parte dei processi globali e richiedono di essere governate: la sostenibilità (nella sua accezione più ampia), le disuguaglianze, l’instabilità politica, l’evoluzione demografica. E a proposito di evoluzione demografica: oggi assistiamo alla più grande rivoluzione geo-demografica nella storia dell’umanità, caratterizzata dalla crescita della popolazione, dall’aumento della longevità e dal declino della natalità. Ciò significa che il mondo, nel suo complesso, invecchia, (…) ed è innegabile che l’invecchiamento è un processo del tutto inedito nella storia dell’umanità, e come tale pone non poche domande, ad esempio, sulla tenuta del sistema pensionistico a fronte della contrazione della forza lavoro. La questione demografica riguarda da vicino l’Italia, un Paese che da tanto, troppo tempo ha smesso di crescere: come certificato dall’Istat, il segno meno sulla popolazione italiana persiste dal 2015. E riguarda da vicino anche la nostra Categoria: la relazione tra popolazione e territorio ha implicazioni fortissime su tutta una serie di aspetti che chiamano in causa l’agire del geometra, riconosciuto e legittimato nel ruolo di “professionista del territorio”. 

Popolazione e politiche sociali Di fronte a queste dinamiche – più che mai incerte – è fondamentale individuare politiche a favore della popolazione; tra queste, assumono un ruolo strategico quelle finalizzate ad innovare i programmi di istruzione per favorire l’inclusione dei giovani nel mondo del lavoro. Su queste linee di indirizzo la nostra Categoria si è assunta impegni ben precisi: ha presentato una proposta di riforma del percorso di accesso alla professione che consente alle nuove leve di entrare nel mondo del lavoro a soli 22 anni, con un bagaglio di conoscenze e abilità allineate alle aspettative della committenza; ha indicato la formazione quale strumento di garanzia per lo svolgimento della propria attività e di tutela per la committenza ben prima che la stessa divenisse obbligo di legge. 

Saremo in grado di affrontare le sfide future? In questo contesto, la domanda che dobbiamo porci non è più “La tecnologia fa crescere o diminuire l’occupazione?”, ma “In che modo sapremo affrontare l’innovazione in un contesto caratterizzato da dinamiche politiche, sociali, economiche e demografiche in evoluzione e a tratti incerte?”. L’obiettivo del 45° Congresso Nazionale è quindi quello di provare a dare risposte a questa domanda, costruendo assieme una visione alla quale ancorare la più solida delle nostre certezze: se è probabile che da qui al 2030 molte professioni spariranno, la professione di geometra – la nostra professione – continuerà ad esistere. Necessariamente rinnovata e forse in parte trasformata, ma ugualmente centrale e strategica soprattutto nella relazione con i cittadini, le istituzioni, l’ambiente e il territorio. 

Agenda 2030: il paradigma della sostenibilità ambientale e sociale Nel prossimo decennio, il paradigma dominante sarà la digitalizzazione a supporto dei processi di sostenibilità ambientale e sociale. Il tema rimanda ad una molteplicità di aspetti: il cambiamento climatico, lo smaltimento dei rifiuti, l’inquinamento; la rigenerazione urbana, la riconversione energetica, l’utilizzo di fonti rinnovabili; la sicurezza urbana, strettamente correlata alla qualità urbana: un approccio integrato tra politiche di sicurezza, di riqualificazione urbana e abitative deve prevedere anche interventi di abbattimento di barriere architettoniche, arredo urbano, illuminazione, riconversione di spazi pubblici in spazi sociali. Per questa via si offre anche un sostegno alle politiche di prevenzione della violenza urbana, spesso correlate al degrado urbano.

Urbanizzazione e smart city Così concepita e configurata, la sostenibilità ambientale e sociale si salda con un altro fenomeno importante su scala globale: l’urbanizzazione, ossia l’aumento della popolazione residente nelle aree urbane. Oltre il 50% della popolazione mondiale oggi vive nelle città, producendo circa l’80% del PIL; nel 2050 la porzione di popolazione salirà al 70%, con relativo aumento della produzione globale. Il fenomeno non riguarderà solo i grandi centri urbani: a crescere saranno anche le città di medie e piccole dimensioni, ad un ritmo commisurato alla capacità di offrire le migliori condizioni di vita e di attività economico-produttive, grazie all’utilizzo di tecnologie avanzate e sistemi integrati. Si renderà quindi necessario, in Italia e nel resto d’Europa, investire risorse economiche e finanziarie ingenti nello sviluppo delle smart city (o “città intelligenti”), un processo di trasformazione digitale degli spazi urbani capace di mettere al centro i cittadini e le loro esigenze, soprattutto in termini di infrastrutture e servizi, come indicato dall’obiettivo n. 11 dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile voluta dall’ONU.

Smart land Noi geometri non dobbiamo lasciarci sfuggire l’occasione di svolgere un ruolo importante nel processo di trasformazione delle città in città intelligenti, ma senza trascurare in alcun modo (…) le criticità del territorio non antropizzato: fiumi che straripano, montagne spopolate e abbandonate, colline esposte a stati di pericolosità e rischio frane, il mare che riprende il suo spazio; l’Agricoltura 4.0, che fa largo impiego di tecnologie satellitari, GPS e software sui macchinari (…), contesti tecnologici estremamente familiari ai geometri;  i piccoli comuni e i borghi – efficacemente descritti con il termine smart land in un rapporto curato da Legambiente e Uncem – luoghi di straordinaria bellezza (…) ma spesso marginali, e per questo  esposti al rischio dell’incuria, dell’abbandono, del dissesto idrogeologico: è importante (…) farli tornare a vivere attraverso progetti di riqualificazione e rigenerazione che guardano al turismo sostenibile. 

Dobbiamo studiare di più, tutti Il futuro – questo futuro – passa dall’istruzione e dalla formazione continua.

L’istruzione, intesa come percorso scolastico nel suo complesso, deve essere rinnovata nella didattica per andare incontro alle esigenze del mercato del lavoro e dell’economia, senza trascurare la funzione di stimolo alla conoscenza (…); l’università, in particolare, deve puntare su scelte formative sensibili agli esiti occupazionali, ivi comprese le lauree professionalizzanti. Un tassello in questa direzione sono le quattro nuove classi di laurea a orientamento professionale, tra le quali LP01 - “Professioni tecniche per l’edilizia e il territorio”, la cornice entro la quale si inserisce la proposta di “laurea del geometra”. La formazione deve realizzare un autentico processo educativo, ossia trasferire le competenze necessarie non solo allo svolgimento della professione, ma del lavoro che evolve. Ed è ormai chiaro a tutti che l’investimento strategico per il lavoro che cambia sono le competenze digitali. 

Fare ripartire l’ascensore sociale Un sistema di istruzione e formazione accessibile, inclusivo e basato sulle esigenze del mercato del lavoro può davvero rappresentare non solo uno strumento di scelta economica, ma anche di mobilità sociale, grazie al quale fare ripartire - finalmente – quell’ascensore sociale che in Italia è fermo. E restituire centralità al ruolo della cultura e della meritocrazia.

 

QUI l’articolo di “Italia Oggi”