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Istituita la “Laurea per Geometri”

È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto Ministeriale 12 agosto 2020 che riconosce, tra le nuove classi di laurea ad orientamento professionale, quella in Professioni tecniche per l’edilizia e il territorio LP-01 (le altre sono Professioni tecniche agrarie, alimentari e forestali LP-02, e Professioni tecniche industriali e dell’informazione LP-03)

“È un impianto coerente con la nostra proposta di riforma del percorso di accesso e con la professione stessa, capace di valorizzarne tanto gli aspetti più innovativi quanto la vocazione inter/multidisciplinare, prerogative fondamentali per operare nel contesto disegnato dall’innovazione tecnologica e dalla rivoluzione digitale”.

Sono le parole Presidente del Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati Maurizio Savoncelli che ha accolto con favore il decreto ministeriale che istituisce il nuovo percorso di laurea in Professioni tecniche per l’edilizia e il territorio LP-01 (QUI il DM) un provvedimento atteso dopo il parere favorevole della 7° Commissione Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport del Senato e della 7° Commissione Cultura, scienza e istruzione della Camera dei Deputati, pubblicato in Gazzetta Ufficiale (QUI la G.U.)

Il quotidiano economico – finanziario Italia Oggi ne parla con il Presidente CNGeGL Maurizio Savoncelli, fautore del percorso di riforma di accesso alla professione in cui il nuovo corso accademico era parte integrante fin dall’inizio.

 

Presidente Savoncelli, entriamo nello specifico: quali sono gli aspetti qualificanti della nuova classe di laurea?

Tra i più significativi: un piano di studi fortemente orientato alla professione, che prevede l’assegnazione di un numero di crediti formativi universitari particolarmente elevato alle materie di base e caratterizzanti; la previsione di attività laboratoriali da svolgersi anche presso strutture esterne qualificate tra le quali scuole secondarie di secondario grado, previa definizione di convenzioni ad hoc; la possibilità di svolgere attività di tirocinio in contesti lavorativi reali, tra i quali studi tecnici convenzionati con i Collegi professionali; il rilascio del titolo “allineato” al percorso di studio e alla classe di laurea corrispondente, evitando così la sovrapposizione con classi di laurea aventi contenuti e sbocchi analoghi.

 

Nella fattispecie?

La nuova classe di laurea Professioni tecniche per l’edilizia e il territorio darà l’accesso alla professione di geometra, evitando la sovrapposizione con le classi L7 Ingegneria Civile e Ambientale ed L23 Scienze e Tecniche dell’Edilizia.

 

Un’impostazione metodologica che ricorda molto da vicino la riforma del percorso di accesso alla professione elaborata dalla Categoria, che ha ispirato alcune proposte di legge.

La direzione è evidentemente quella: le basi per un corso di laurea triennale abilitante caratterizzato da un percorso formativo altamente professionalizzante, da un impianto didattico capace di tutelare la specificità dell’indirizzo e dalla collaborazione virtuosa tra atenei, istituti tecnici CAT e Collegi territoriali sono state poste già nel 2015. Su queste basi sono stati edificati i disegni di legge incardinati al Senato recanti la “Disciplina della professione di geometra e norme per l’adeguamento delle disposizioni concernenti le relative competenze professionali”, in itinere presso la 7° Commissione permanente.

 

Il progetto di riforma del percorso di accesso è replicato da alcuni anni sul territorio, con i cosiddetti “corsi di laurea per geometri”.

Sono corsi di laurea triennali specifici per la professione di geometra, fortemente orientati all’ingresso nel mondo del lavoro e pienamente rispondenti al requisito della formazione universitaria di alto livello, prevista dall’Unione Europea per le nuove iscrizioni agli albi professionali (G.U. Unione Europea del 16 luglio 2012 2014/C 226/02): il conseguimento del titolo consente l’accesso diretto all’esame di abilitazione, il cui superamento è propedeutico all’iscrizione all’Albo dei Geometri e Geometri Laureati di competenza territoriale. Attualmente se ne contano 12, attivati presso le Università degli Studi di Roma (“La Sapienza”), Modena e Reggio Emilia, Parma, Brescia, Udine, Padova, San Marino, della Campania (Caserta) e della Basilicata (Potenza); dei Politecnici di Bari e delle Marche. Tra le varie denominazioni dei corsi (inseriti nelle classi di laurea L7 ed L23) cito “Tecniche per l’edilizia e il territorio per la professione di geometra”, “Tecniche della costruzione e gestione del territorio”, “Tecniche per l’Edilizia, il Territorio e l’Ambiente”, “Costruzioni e gestione ambientale e territoriale”. Per tutti, l’obiettivo è formare figure tecnico-professionali altamente qualificate, in grado di rispondere alle richieste di un mercato del lavoro sempre più vocato alla digitalizzazione del settore e improntato alla multidisciplinarietà e interdisciplinarietà dei professionisti tecnici.

 

Qual è il valore aggiunto di un percorso accademico specifico per la professione?

In una società investita da una rapida evoluzione, un geometra formato a livello accademico è una risorsa per la collettività, perché offre prestazioni professionali elevate e realmente in grado di migliorare la qualità della vita. Il concetto è tanto più vero se consideriamo che è soprattutto al geometra che le famiglie si rivolgono per gestire in maniera corretta il proprio immobile, sia da un punto di vista burocratico (con il professionista nel ruolo di “cerniera” tra lo Stato e il cittadino), sia dal punto di vista dell’intervento edilizio, che sempre più va nella direzione della consulenza energetica e ambientale. Assolvere entrambe le tipologie di mandato con un bagaglio di conoscenze e competenze tecniche che consentono di essere alfabetizzati ai più avanzati processi di dematerializzazione e digitalizzazione, significa agevolare enormemente il cittadino in termini di certezza dei tempi e correttezza delle procedure.

 

Più in generale, ritiene che una maggiore offerta di lauree professionalizzanti possa favorire gli auspicati meccanismi di transizione dal sistema scolastico al mondo del lavoro?

I segnali in questa direzione ci sono: la crescita costante, negli ultimi anni, del numero dei diplomati tecnici che si iscrive all’università deve molto all’istituzione delle lauree triennali professionalizzanti, che consentono agli studenti di acquisire un profilo di conoscenze specialistico in grado di favorire l’inserimento occupazionale, soprattutto nei settori nei quali la domanda di tecnici intermedi è particolarmente elevata. Tuttavia, per far sì che questa tendenza rimanga stabile, è necessario rafforzare questo “dialogo” e renderlo strutturale, anche attraverso la riduzione dei tempi di ingresso nel mondo del lavoro. A tale proposito, ritengo si debba accelerare sul disegno di legge finalizzato a rendere abilitanti le lauree che prevedono lo svolgimento di un tirocinio professionalizzante durante il percorso di studio, che il Ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi presenterà a breve al Consiglio dei Ministri: nell’impianto proposto la tesi di laurea, conclusiva del corso, è sostituita da un vero e proprio esame di abilitazione. Nei fatti, quello che è avvenuto quest’anno con la laurea in medicina.

 

Una richiesta, quella della laurea abilitante all’esercizio della professione, che la Categoria avanza da tempo, indicandola tra gli strumenti per arginare la disoccupazione giovanile e invertire alcuni trend di decrescita.

Se già in passato questa richiesta era legittimata dalla necessità di ridurre i tempi di ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, oggi – in piena crisi post-pandemica – favorire lo sbocco occupazionale al temine degli studi significa consentire loro di essere parte attiva del percorso di rilancio del Paese: per crescere economicamente (c’è una correlazione fortissima tra il tasso di disoccupazione giovanile e l’assenza di percorsi professionalizzanti), culturalmente (l’Italia è al penultimo posto in Europa per numero di laureati, davanti solo alla Romania), demograficamente (al 31 dicembre 2019, l’ISTAT ha registrato  un nuovo calo delle nascite: solo 420 mila, meno 4,5 % rispetto all’anno precedente, il dato il più basso dall’Unità d’Italia ad oggi). Investire nella conoscenza, nello studio e nella formazione: è questa la via per fare finalmente dell’Italia un paese per giovani.
 

QUI la pagina di Italia Oggi

QUI la galleria fotografica con gli scatti dei primi laureati, grazie alla fase sperimentale del progetto di riforma del percorso di accesso alla professione, avviata nel territorio da alcuni Collegi provinciali