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L’efficientamento energetico è un’azione sociale
Intervenuto in video conferenza al workshop delle categorie tecniche a Bruxelles, il presidente CNGeGL Maurizio Savoncelli ha delineato la necessità di una nuova strategia per rigenerare l’ecosistema del nostro Paese
A proposito del piano UE “Fit for 55%” al centro del dibattito che si è svolto in diretta dal Parlamento Europeo, e alla presenza dell’europarlamentare Marco Zanni insieme ai colleghi degli altri Ordini e Consigli nazionali (QUI il programma), il presidente CNGeGL Maurizio Savoncelli ha sottolineato la straordinarietà di questa occasione: alla luce dell’esperienza maturata con gli incentivi fiscali, le istituzioni nazionali ed europee hanno ora gli elementi necessari per segnare una svolta nella definizione delle politiche per la transizione ecologica, con il conforto degli esponenti delle categorie tecniche e della filiera delle costruzioni.
“Insieme abbiamo sempre cercato di portare il nostro contributo al Paese e alla Comunità europea - ha precisato il presidente CNGeGL Maurizio Savoncelli - è giunto il momento di essere ancor più propositivi e, come peraltro accennato dal presidente degli architetti Francesco Miceli, la soluzione da mettere in campo è una rigenerazione del nostro ecosistema a tutto tondo, che interessi le aree urbane, periferiche e rurali, comprendendo non solo l’efficientamento energetico degli immobili, ma anche la sicurezza e la salubrità degli edifici, i servizi e i sottoservizi, tutte le strutture necessarie. Del resto, non si può pensare che un piano di efficientamento energetico di ampio respiro non impatti sulla programmazione territoriale”.
Fra gli esempi più calzanti citati nel corso dell'incontro, l’edilizia sociale residenziale: ci sono interi quartieri, frazioni e agglomerati di unità abitative che hanno bisogno di contenere l’impiego delle risorse per l’efficientamento. Ed è in un caso come questo, che l’intervento si palesa ancor meglio nella sua natura sociale, con un termine almeno decennale. L’ipotesi - che si colloca come un’alternativa agli attuali incentivi fiscali - si potrebbe basare sul modello dei finanziamenti a fondo perduto, in precedenza erogati dagli enti pubblici e adottati per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Una scelta che permetterebbe all’amministratore comunale di orientare nel migliore dei modi le risorse necessarie per risolvere i problemi strutturali del proprio territorio.
"In fondo, non possiamo ritenere - aggiunge il presidente CNGeGL Maurizio Savoncelli - che la transizione ecologica sia totalmente a carico del cittadino, senza considerare che l’efficientamento energetico deve assumere la connotazione di un’azione sociale. Nel nostro Paese il patrimonio immobiliare si è sviluppato fra gli anni ’60 e ’80 e, a questo proposito, basta ricordare che la prima normativa in merito all’efficientamento energetico è stata la n. 373 del 1976, cui si è aggiunta la prima riforma del 2005. Ciò rende chiaro in quale status si trova almeno il 34% degli immobili e appare evidente la necessità di indirizzare fondi strutturali e fondi europei, e tutto ciò che è previsto nella Missione 2 nella Missione 4 del PNRR, per poter realizzare una diversificazione della strategia complessiva in ottica di contenimento delle risorse energetiche”.
Gli step a questo punto sarebbero gli stessi, perorati in ogni occasione dalle categorie tecniche e dalla filiera delle costruzioni: istituire un tavolo di concertazione, avviare una fase di ascolto a beneficio delle parti, mettere a fattore comune il pregresso, concepire una normativa stabile e attuabile in tempi adeguati, al fine di non provocare reazioni nei prezzi di mercato ed evitando così molti errori fatti con il 110%.
Alle parole del presidente, fa eco l’intervento dell’europarlamentare Marco Zanni che ha messo in evidenza come l’approccio indicato dal responsabile della categoria sia il più opportuno per favorire l’operato delle commissioni e il parlamento europeo. A questo proposito, l’esponente comunitario - da oltre dieci anni a Bruxelles - ha fatto chiaro riferimento all’inversione di rotta necessaria agli stati membri, al fine di ottenere nella programmazione dei dispositivi legislativi una maggiore efficacia e nella stesura dei documenti la possibilità che i contenuti possano essere facilmente recepiti, senza che si incorra ogni volta in una decisione ‘calata dall’alto’.
Non in ultimo, Marco Zanni ha ricordato che da Bruxelles sono in arrivo altri finanziamenti da miliardi di euro all’Italia. Ai circa 200 miliardi ottenuti grazie al Next Generation Eu – tradotti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – si aggiungono altri fondi europei per contrastare l’innalzamento del costo dell’energia. È la reazione europea alla crisi energetica iniziata con l’aggressione russa all’Ucraina, il cosidetto Repower Eu. Un accordo raggiunto a dicembre tra Consiglio, Parlamento e Commissione europea che stanzia un pacchetto di aiuti per l’Italia: si tratterebbe di circa 9 miliardi. A questi si aggiungerà la possibilità di recuperare fino al 10% dei fondi strutturali del settennato 2014-2020 non ancora spesi: potranno essere destinati alle imprese che devono fronteggiare il caro energia. Si prevede che dai finanziamenti inutilizzati delle politiche di coesione l’Italia, inoltre, riuscirà a ricavare altri 4 miliardi. Dal mercato degli Ets, poi, dovrebbero essere attinti altri 20 miliardi. Infine, l’intesa include la possibilità, per i Paesi membri che lo desiderano, di utilizzare fino al 7,5% dei fondi coesione 2021-2027.
La discussione è stata seguita da circa 6mila professionisti tecnici e, nei prossimi giorni, sarà disponibile la registrazione (QUI la news di annuncio).